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Infrastrutture e Data Center, come cambiano i modelli operativi. Le tendenze fondamentali in un’economia digital-first

L’INFRASTRUTTURA STA CAMBIANDO, E I MODELLI DI DATA CENTER SI ADEGUANO DI CONSEGUENZA: UN APPROCCIO MULTICLOUD, DISTRIBUITO E INTERCONNESSO IN AMBIENTI SEMPRE PIÙ COMPLESSI E IBRIDI, DOVE SI MESCOLANO MODELLI ON-PREMISE E AS-A-SERVICE

Mentre le infrastrutture aziendali cambiano secondo i modelli operativi multicloud, i Data Center devono adeguarsi di conseguenza. In uno scenario che vede una mole di dati crescente, analisi più avanzate e una maggiore distribuzione delle risorse in ambienti ibridi – tra cloud pubblici e postazioni edge – all’interno di un’economia definibile ormai come digital-first, è necessario modernizzare e ripensare lo scambio di informazioni tra infrastrutture cloud e tradizionali, ridurre la propria dipendenza da un singolo cloud provider e rivedere le relazioni con i propri fornitori.

Nei prossimi 5 anni, infatti, si stima1* che la capacità dei Data Center gestiti dalle imprese diminuirà del 6,6%, mentre quella dei Data Center gestiti dai service provider aumenterà ben del 20,9%. Nel report Moving from Datacenters to Centers of Data – titolo che illustra bene questa evoluzione, non solo dal punto di vista tecnico, ma concettuale, verso un approccio olistico e di sistema – IDC riporta che il 66% dei decisori nelle aziende IT pensa di affidarsi a un’architettura cloud ibrida2* per raggiungere i propri obiettivi aziendali.

I vantaggi di un modello ibrido consistono nell’abbattere i costi di un unico modello di cloud – potenzialmente imprevedibili – e riuscire ad affrontare le norme di compliance, sicurezza e regolamentazione grazie a una maggiore consapevolezza della posizione e della natura dei propri dati.

Nei flussi di lavoro cloud-native è indispensabile scambiare dati e informazioni con applicazioni IT on-premise (ad esempio i sistemi finanziari, i database, gli strumenti di calcolo). Ecco perché i fornitori che erogano servizi avanzati – usando intelligenza artificiale, apprendimento automatico e automazione – diventeranno sempre più competitivi sul campo. 

1*IDC, Moving from Datacenters to Centers of Data, Ottobre 2022

2* IDC, Future Enterprise Resiliency and Spending Survey, Marzo 2022

Quali sono le implicazioni per i modelli tradizionali di Data Center?

Secondo IDC un approccio eterogeneo multicloud richiede una serie di cambiamenti:

  • Le aziende dovranno adottare modelli di distribuzione IT più agili ed elastici;
  • Le aziende dovranno aumentare la prossimità ai cloud dei clienti – l’adiacenza fisica ai Data Center hyperscaler diventerà un fattore critico;
  • I limiti in termini di prestazioni, larghezza di banda e latenza non possono essere ignorati: sono ostacoli alla trasformazione digitale a maggior ragione nei moderni modelli di distribuzione in cui la condivisione tra dati e modelli (in-house, pubblici, edge) sta diventando un requisito essenziale.

Un modello applicativo sempre più distribuito richiede strutture multiple in grado di dialogare con gli utenti e le loro applicazioni. Il dato, in particolare, è il nucleo della differenziazione competitiva nell’era digitale: si prevede una transizione dai Data Center tradizionali – ancora troppo costosi in termini di connettività, alimentazione, raffreddamento, spazio – a modelli Data Center di nuova generazione, distribuiti e interconnessi.

In questo modello, infatti, per concentrarsi sugli obiettivi di business la gestione dell’infrastruttura viene delegata, mentre fornitori e partner si occupano dei Data Center. Le figure specializzate possono liberarsi così dalle preoccupazioni legate alla manutenzione quotidiana delle infrastrutture soffermandosi invece sugli obiettivi più importanti.

La gestione centralizzata e ottimizzata dei dati in ambienti operativi più sostenibili aumenta l’agilità complessiva delle imprese. I modelli As-a-Service sono flessibili e consentono di adattare le spese per le infrastrutture alle reali esigenze, espandendosi nel momento in cui le attività aumentano: il processo di migrazione infatti può essere costoso, specie per le realtà più piccole e impreparate. Adottare i modelli As-a-Service consente di modulare e ottimizzare i costi di rete e allo stesso tempo spostare i carichi di lavoro su applicazioni e sistemi più performanti.

Archiviazione dei dati all’avanguardia, sicurezza, attenzione alla localizzazione, modelli As-a-Service per l’approvvigionamento: queste le parole chiave di un approccio in grado di ottimizzare le prestazioni e i costi della rete, superare gli ostacoli della limitazione di spazio e risorse e garantire accesso sicuro e simultaneo a servizi di analisi e machine learning.

Non manca l’obiettivo della sostenibilità, dato confermato anche da Forrester: i fornitori di colocation più attenti non dimenticano di investire in tecnologie in grado di garantire il raffreddamento senza aumentare le emissioni di carbonio. I responsabili IT sceglieranno i fornitori di colocation in base alla fiducia, alla reputazione e alla portata globale del fornitore, ma anche in base alla capacità di stringere partnership strategiche.

Energia verde, Data Gravity, specializzazione

Già in uno studio del 2021 Forrester3* individuava tra le tendenze emergenti la crescita di operatori che si offrono come partner nella trasformazione digitale, in grado di differenziare i servizi da cliente a cliente, attenti alle iniziative di risparmio energetico. I carichi di lavoro complessivi dei data center sono aumentati del 650% tra il 2010 e il 2019, ma il consumo energetico complessivo è rimasto invariato, a testimoniare l’efficienza e la capacità di sfruttare energia “verde” dei nuovi modelli.

3* Forrester, Data Center And Colocation Market Trends, Gennaio 2021

Secondo le stime del World Economic Forum, entro il 2025 verranno creati 463 exabyte di dati al giorno: mentre crescono IoT, apprendimento automatico, intelligenza artificiale ed Edge Computing, si producono sempre più dati e il tema della Data Gravity (termine coniato per descrivere la capacità, la quantità e velocità con cui grandi masse di dati attraggono servizi, applicazioni e utenti) diventa cruciale.

I responsabili delle decisioni nel settore IT guarderanno particolarmente a questo aspetto nello scegliere i propri Data Center e per definire il mercato per i fornitori di Colocation. È proprio la Data Gravity a incoraggiare un modello ibrido in cui le applicazioni critiche sono ospitate in Data Centergestiti da fornitori specializzati in colocation e l’accesso diretto al cloud viene garantito tramite gateway nel medesimo Data Center.

Accanto ai carichi di lavoro aumenta l’offerta di servizi specializzati. La pandemia ha accelerato la necessità di dotarsi di sistemi di analisi sofisticati, ad esempio per l’estrazione dei dati sanitari. Ma in tanti settori – dall’analisi finanziaria alle applicazioni legate al settore petrolchimico fino gli sviluppi dell’intelligenza artificiale – si manifesta la necessità di servirsi di Data Center interconnessi e affidabili e di fornitori di servizi ultraspecializzati e strategici, capaci di soddisfare esigenze specifiche.

Infrastructure & Operations: le previsioni fondamentali per la trasformazione digitale

Anche partendo dai dati forniti dagli analisti di Gartner 4* si disegna un panorama che nei prossimi 2/4 anni vedrà crescere un modello ibrido on premise/As-a-Service:

  • Entro il 2025, il 70% delle aziende implementerà l’automazione dell’infrastruttura strutturata per migliorare flessibilità ed efficienza, rispetto al 20% del 2021.

Come risulta dal Gartner 2021 I&O Leaders Survey, l’80% degli intervistati considera l’automazione la migliore tecnologia per ottimizzare i costi, ma molte aziende non si sentono ancora pronte a cogliere le opportunità dell’automazione.

L’automazione dell’infrastruttura dovrebbe essere vista come un processo continuo teso ad aumentare scalabilità ed efficienza. L’ottimizzazione dei costi infatti si raggiunge soltanto quando l’automazione dell’infrastruttura raggiunge determinati livelli di maturità.

  • Entro il 2025, solo il 50% delle aziende svilupperà competenze per l’automazione dell’infrastruttura attraverso piattaforme ibride e multicloud, rispetto a meno del 10% nel 2021.

Implementare processi di automazione da un punto di vista tecnico non può mettere in secondo piano lo sviluppo delle competenze: efficienza e agilità devono essere obiettivi perseguiti da designer e architetti perché l’automazione possa essere significativa, ben compresa e ben utilizzata. Già in uno studio del 20215*

l’insufficienza di skill specifiche risultava come uno degli ostacoli principali a creare e gestire un’automazione matura.

  • Entro il 2027, il 35% dei carichi di lavoro delle applicazioni non sarà ottimale o pronto per la distribuzione nel cloud, rispetto al 55% del 2022.

Si stima che oggi circa il 10% di tutti i carichi di lavoro siano legati ad applicazioni cloud-native. Nel prossimo futuro circa un terzo dei carichi di lavoro verrà eseguito nel cloud. Una parte potrà migrare o spostarsi in cloud con maggiore complessità, ma un’altra non verrà eseguita nel cloud per l’impreparazione di fronte alla complessità dei nuovi ambienti.

  • Entro il 2025, il 40% del calcolo e dello storage locali appena acquistati sarà consumato As-a-Service, rispetto a meno del 10% nel 2021.

Con la diffusione massiccia del cloud computing sempre più aziende richiederanno soluzioni on-demand basate sulle spese operative e in base al consumo. Le offerte da parte di fornitori specializzati in infrastrutture si concentrano su modelli emergenti, come BMaaS (Bare Metal As-a-Service) e EaaS (Edge as a Service).

4*Gartner, 4 Predictions for I&O Leaders on the Path to Digital Infrastructure, Gennaio 2022

5* https://www.gartner.com/en/documents/4007208 Gartner, Predicts 2022: Driving Toward Digital Infrastructure Platforms, 2021

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