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Informatica dolce: lezioni digitali contro la fragilità culturale

Una nuova collaborazione per sostenere e sensibilizzare la diffusione della digitalizzazione e dell’alfabetizzazione informatica dei più fragili

Due generazioni che si incontrano in un progetto solidale teso a colmare il gap tecnologico dei più anziani, uno scambio e un arricchimento reciproco tra nativi digitali e i depositari di preziose conoscenze “analogiche”: è Informatica Dolce, scuola digitale per anziani all’interno di una parrocchia torinese. Il Gruppo SCAI sostiene il progetto, fornendo postazioni pc e attrezzature.

Lo avevamo incontrato l’ultima volta un anno fa, chiedendogli un contributo per SCAI PLUG[+]IN, racconto corale di esperienze e tendenze in ambito work-life balance, digital workplace, cybersecurity, skill & inclusione, team working: ci aveva regalato un contributo di grande spessore filosofico sul rapporto tra l’uomo e la macchina, L’umano che ci manca. Parliamo di Don Luca Peyron, teologo, saggista, coordinatore del Servizio per l’Apostolato Digitale. E sempre l’umano è al centro delle iniziative di questo “parroco digitale”, pioniere e innovatore deciso a dimostrare la possibilità di far convivere tecnologia e solidarietà. 

Come possono convivere un mondo digitale, un paesaggio dove l’intelligenza artificiale è già realtà e le istanze dei più fragili? Nei locali della Parrocchia Madonna di Pompei a Torino, alle iniziative di distribuzione della spesa e assistenza a chi ha difficoltà deambulatorie, si aggiungono i corsi web: oltre alla fragilità fisica c’è la fragilità culturale, il senso di smarrimento e di esclusione dalla vita sociale di una generazione che anche per le più semplici operazioni burocratiche si trova a dover fare i conti con device e dispositivi digitali. 

Per rispondere a questa esigenza, una volta alla settimana giovani universitari, studenti del Politecnico di Torino, educatori della cooperativa ET e scout del clan universitario Torino 100 si propongono come tutor alle persone anziane del progetto Informatica Dolce, realizzato in collaborazione con il Servizio Emergenza Anziani e la Caritas diocesana, con il sostegno della Fondazione CRT e il supporto di Gruppo SCAI, che ha fornito postazioni pc e attrezzature. 

L’Amministratore delegato del Gruppo SCAI, Massimiliano Cipolletta, ha voluto fortemente la collaborazione, al fine di sostenere e sensibilizzare la diffusione della digitalizzazione e dell’alfabetizzazione informatica dei più fragili. Il supporto a Informatica Dolce è una delle azioni in corso, da parte del Gruppo, tese a sviluppare il valore della diversità, dell’inclusione e della formazione, come già Powercoders, progetto che apre percorsi di carriera a giovani talenti con alle spalle una storia complessa, legata alla condizione di rifugiati.

Un corso di informatica pensato appositamente per chi non è nato in un mondo digitale: lezioni semplici e utili sul web e su come gestire la cittadinanza digitale, nell’ottica di uno scambio proficuo. Le lezioni sono impartite infatti da chi un domani progetterà nuove app e sarà in grado di anticipare esigenze e aspettative di ogni generazione.

I giovani tutor dei corsi di Informatica Dolce sono coordinati dall’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino – progetto innovativo che riflette sulla rivoluzione digitale e le sue conseguenze – e si collocano all’interno di un progetto più ampio, Pompei Student Lab uno spazio aperto e gratuito che risponde, nell’attuale condizione digitale, al bisogno di comunità, speranza e sperimentazione. 

Una rete di enti, associazioni, volontari impegnati a organizzare attività di ogni tipo che hanno al centro l’essere umano, la tecnologia, la fede e l’educazione. Mission del progetto, educare e accompagnare le persone in questo momento storico particolarmente legato alla trasformazione tecnologica, condividendo spazi e laboratori dedicati a ogni fascia di età e a ogni livello di conoscenza. Un’area studio che ospita incontri culturali, esposizioni, laboratori, hackathon, momenti formativi per sviluppatori, ingegneri, scienziati e artisti, e al tempo stesso un “presidio di umanità” dove si sperimenta solidarietà e inclusione; a dimostrare che nessuna rivoluzione tecnologica è possibile senza la componente umana. 

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