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L’intelligenza artificiale spaventa i recruiter?

Pare che in molti stiano immaginando, o temendo, o sperando, che il futuro a breve termine del recruiting sia questo.

Una sequenza interminabile di colloqui svolti con robot collegati a chatGPT, pronti a fornire un giudizio implacabile su migliaia di cv al minuto, in nome della neutralità e dell’efficienza offerte dall’intelligenza artificiale.

E per quei candidati (molti, secondo le stime anche autorevoli di istituti di ricerca di classe mondiale, che prevedono una possibile riduzione di qualcosa come 300 milioni di posti di lavoro “grazie” all’intelligenza artificiale) che non vengono graziati dai filtri inflessibili dell’algoritmo di turno, la condanna all’oblio professionale.

Seguitemi un attimo indietro nel tempo, e provate a ricordare (o a immaginare, per chi non c’era) quali fossero le paure all’alba delle innovazioni tecnologiche del passato più recente:

– con l’avvento di internet, all’inizio del 1990, c’era chi sosteneva che nell’arco di pochissimi anni si sarebbero persi milioni di posti di lavoro: chissà se nel 1990 si immaginava che potessero invece esserci nuove professioni come web designer, front-end developer, ux-designer, social media manager….youtuber (vabè 🙂 ) Si pensa quasi sempre che fenomeni tecnologici dall’impatto globale debbano spazzare via legioni di lavoratori e fare posto a un esercito di robottini, senza considerare invece il potenziale di nuove skills da sviluppare, che si possono certamente trasformare in nuove professioni.

– andiamo ancora più indietro nel tempo (boomerata in arrivo) con l’avvento del telefax: tutti a sostenere che la posta tradizionale sarebbe morta di lì a poco. Beh, a distanza di anni, mi pare di vedere in giro più portalettere che fax 🙂

– rimanendo nell’italico e nostalgico confine: il “telepass.” Nel giro di pochissimo tempo decine di migliaia di casellanti saranno senza lavoro“. Il telepass è stato introdotto in Italia nel 1989, e l’ultimo sciopero degli operatori delle autostrade (tra cui anche i casellanti) è dell’aprile del 2023.

Ma vi immaginate se al momento del lancio del telepass qualcuno avesse detto “Presto il casellante artificiale farà tagliare migliaia di posti di lavoro”? 

Qual è il punto di queste riflessioni semi-serie sotto forma di aneddoto?

Ce ne sono almeno due.

Il primo è che possono essere sonoramente sbagliate. È costantemente successo, nella storia, che previsioni fatte anche da persone esperte e rispettabilissime si rivelassero più sbagliate dell’ipotesi che un developer risponda spontaneamente a un annuncio di lavoro (ogni riferimento alle difficoltà del technical recruiting nel 2023 è puramente voluto).

Pensate, il divino Steve Ballmer (CEO di Microsoft, per chi non frequenta), nel 1997 disse “non c’è nessuna possibilità che un oggetto come l’iphone possa avere una qualche significativa quota di mercato. Nessuna”.

Il secondo punto, a mio parere, è invece legato alla possibilità di non dover sempre e comunque polarizzare la propria opinione su presunte rivoluzioni tecnologiche, dovendo per forza schierarsi tra il “moriremo tutti” e il “da domani farà tutto chatGPT”.

Il poeta Orazio, che oggi definiremmo “un abile storyteller nato nel 65 a.C” e che sicuramente di previsioni tecnologiche ne ha cannate meno di tanti altri (anche se avvantaggiato dall’inesistenza di internet, network e social), affermava nelle Satire: “est modus in rebus”, ossia “esiste una misura nelle cose”.

E tornando al concetto iniziale, ovvero sia l’imminente olocausto mondiale dei recruiters per colpa di chatGPT e dell’intelligenza artificiale, quale potrebbe essere “la misura nelle cose”?

Forse si potrebbe iniziare avvicinandosi un po’ “al nemico”, perché spesso le cose che incutono timore da vicino fanno meno paura, e magari apprezzarne l’enorme aiuto e risparmio di tempo che può portare.

Come in tutte le professioni, anche nel recruiting ci sono attività ripetitive: la stesura di una job description, la pubblicazione di un annuncio, la generazione di una ricerca su un database, la creazione di una mail di ingaggio, la stesura di uno script per un colloquio telefonico…

E se avessimo un collega infaticabile, ingaggiato, fedele, in grado di fare tutte queste cose come se le facessimo noi, in una frazione del tempo e con un livello di qualità che non può risentire di stanchezza, opinioni e stati d’animo?

Non sarebbe un’ottima occasione, invece che temere di essere “spazzati via”, di liberare tempo per la parte veramente importante e veramente insostituibile dell’essere umano in un processo di selezione (e non solo), e cioè quella di…saper ingaggiare un altro essere umano, coglierne i dubbi, gli entusiasmi, aiutarlo a fare una scelta consapevole, guadagnare la sua fiducia e aspettarci la sua coerenza, semplicemente “fidandosi l’uno dell’altro”?

Come potrà mai un sistema artificiale, per quanto evoluto e raffinato, svolgere questi compiti al posto di un essere umano?

La lettura continua sul Blog di Alessandro De Salve

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