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VR e riabilitazione: un connubio possibile

La realtà virtuale: un approccio promettente per la riabilitazione cognitivo-motoria, più motivante e interattiva

Negli ultimi decenni, l’interesse per l’uso della Realtà Virtuale all’interno della comunità scientifica è aumentato notevolmente, anche per le sue possibilità prestazionali in trattamenti riabilitativi innovativi nel dominio cognitivo-motorio.

La VR, basata sul principio dell’interazione utente-computer, è infatti in grado di trasmettere stimoli in real time, come la suggestione e la sensazione di trovarsi in un altro luogo, grazie a un senso di presenza e di risposta realistica a stimoli virtuali – inclusi quelli fisiologici e neurali, il cosiddetto “embodiment” – e anche grazie alla possibilità di simulare azioni insolite o impossibili, vivere esperienze non comuni e affrontare ogni possibile situazione in modo sicuro e controllato. 

L’applicazione della realtà virtuale nella neuroriabilitazione ha dimostrato di essere potenzialmente vantaggiosa perché consente di operare in un ambiente terapeutico standardizzato, riproducibile e controllabile con un metodo riabilitativo più stimolante della terapia convenzionale. La presenza dell’utente (paziente e/o terapista), in un ambiente multidimensionale e immersivo, sostanzialmente virtuale, è un fattore fondamentale che consente di distinguere tra sistemi di realtà virtuale immersivi e non immersivi utilizzati nella riabilitazione. 

Esiste infatti un’ampia varietà di dispositivi VR per il trattamento riabilitativo personalizzato e livello domiciliare così come ospedaliero, classificabili da non immersivi a completamente immersivi.

La realtà virtuale non immersiva utilizza un monitor o una proiezione a parete per creare un’immagine 3D. L’ambiente esterno non è completamente escluso dall’esperienza e l’utente interagisce in tempo reale con una rappresentazione del proprio corpo all’interno del sistema e riceve un feedback sensoriale (spesso visivo, uditivo, ecc.) e propriocettivo. 

I sistemi VR sempre più complessi e immersivi: creano un senso di immersione proiettando immagini 3D su pareti e pavimenti di un cubo delle dimensioni di una stanza. Indossando occhiali 3D, più persone possono entrare contemporaneamente e muoversi liberamente all’interno di questo spazio. 

Un sistema di tracciamento della testa adatta continuamente la proiezione alla posizione corrente del visualizzatore principale. Per integrare il movimento dell’utente con l’ambiente virtuale e il movimento dell’oggetto virtuale, è necessario tracciare la posizione e il movimento dell’utente in modo che l’immagine virtuale possa essere aggiornata in tempo reale. 

La VR offre il potenziale per creare ambienti di valutazione e trattamento che consentono il controllo preciso di presentazioni dinamiche immersive o non-immersive di stimoli complessi, all’interno delle quali sono possibili interazioni sofisticate, monitoraggio comportamentale e registrazione delle prestazioni. Questi fattori combinati al contesto degli ambienti virtuali permettono un’elevata personalizzazione del programma riabilitativo. 

Mentre in passato le applicazioni di riabilitazione hanno coinvolto principalmente l’uso di feedback sensoriali uditivi e visivi e feedback propriocettivi e vestibolari indiretti (in particolare per la realtà virtuale immersiva), l’uso dell‘input tattile è oggi in continua evoluzione.

I dispositivi di interfaccia tattile come guanti, joystick, penne o tute restituiscono all’utente la sensazione tattile permettendogli di percepire forme e superfici diverse e avvalorando diversi riscontri in letteratura scientifica che testimoniano l’utilità di tali dispositivi nel raggiungere obiettivi terapeutici specifici, come l’aumento della forza e della mobilità degli arti. 

Su un campione di 23 articoli scientifici presi ad esame in una recente ricerca, emerge che, in un numero esiguo di casi di persone con sclerosi multipla e parkinson, patologie neurodegenerative che richiedono una continuità assistenziale e un supporto riabilitativo pressoché costante, la VR potrebbe essere un ottimo strumento per rendere la riabilitazione più motivante e interattiva. Lo stesso vale anche per casi di riabilitazione pediatrica e geriatrica dove il coinvolgimento cognitivo in ambienti virtuali – grazie anche ai feedback sensoriali – è la chiave per promuovere il recupero neuromotorio: questi studi hanno infatti testato la fattibilità dell’applicazione della realtà virtuale come terapia domiciliare con risultati incoraggianti riferiti ad un aumento dell’uso funzionale e della qualità del movimento della mano compromessa rispetto agli esercizi convenzionali a domicilio. 

Gli interventi che utilizzano la VR risultano efficaci per la riabilitazione dell’arto superiore, ma non ancora per la destrezza manuale e la deambulazione in tutte le patologie considerate dallo studio.

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