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Perché adottare il cloud

Partendo da osservazioni sull’impiego attuale del cloud, facciamo un passo indietro verso una definizione più pratica e volgiamo verso considerazioni sul suo impatto a livello energetico.

Le motivazioni per adottare il cloud sono molteplici.

Tralasciando la pura curiosità o le sperimentazioni di laboratorio, l’adozione del cloud dovrebbe essere guidata da una forte motivazione e accompagnata da una strategia IT aziendale per rispondere a specifiche esigenze di business.

Gli scenari di impiego che spingono i clienti ad adottare soluzioni cloud sono diversi.

Il primo caso d’uso del cloud è stato rappresentato dalla creazione di nuove app con piattaforme ad hoc.

Dal 2015 in poi, diventa pratica molto popolare la migrazione di app monolitiche al cloud pubblico. Il Lift-and-shift ha portato le aziende ad accelerare l’uscita da un data center o a ridurre i costi stessi delle migrazioni.

La necessità di modernizzazione, inoltre, continua a spingere molte aziende a scegliere il cloud, nonostante i costi e i tempi di realizzazione sfidanti. Per gestire una progressiva modernizzazione delle applicazioni esistenti vengono impiegati modelli di servizio evoluti sul cloud nativo in un sistema integrato di infrastruttura e codice.

Per molte aziende, invece, la sostituzione di servizi con soluzioni SaaS – per ospitare infrastrutture e installazioni applicative all’interno del proprio cloud – è la scelta migliore, laddove questo possieda già una certa modernità a livello di ITC.

In ultimo, il desiderio di alcune imprese a diventare cloud native: fondamentale è valutare la maturità del proprio servizio IT interno e approntare, all’occorrenza, le opportune contromisure per renderlo tale.

La potenza del cloud

Se pensassimo al cloud come un fornitore di tempo di calcolo e risorse di sistema correlate avremo a disposizione una quasi infinita capacità di calcolo da acquistare, configurare, attivare e spegnere in base alle esigenze. La sua è una potenza di calcolo immediatamente disponibile. Il tempo di avviamento, configurazione e messa a disposizione di una risorsa in cloud gestita in modo sicuro è praticamente immediato, se si adotta il corretto modello di servizio.

Il cloud è anche un insieme complesso e interconnesso di reti di calcolo e dati. Se volessimo analizzare la struttura dei nostri dispositivi inizieremmo a eliminare loro le scocche esterne, spogliandoli arriveremo a impilare le motherboard una sull’altra e a esaminare i loro hardisk. Avremmo costruito quindi un datacenter, nel caso del cloud, un cloud center, il risultato tangibile del processo di compressione dello spazio avvenuto negli ultimi 30 anni.

Il cloud è un consumatore di energia, ma lo fa in modo sempre più efficiente, a differenza di molti ecosistemi locali. Il passaggio al cloud nativo potrebbe garantire risparmi energetici alle aziende che fanno uso intensivo di calcolo locale per le più normalissime operazioni giornaliere di processo. 

Quando utilizzato nella modalità nativa SaaS / IAC il cloud è in grado di liberare i dati, renderne più rapido, pulito e sicuro il loro trattamento. Solo se impiegato in modo nativo, con servizi SaaS, architetture scalabili e configurazioni di infrastrutture IAC il cloud garantisce piena conformità agli standard nazionali ed internazionali.

Chi vuole approcciarsi al cloud?

Un consiglio per chi sta pensando di avvicinarsi al cloud:

Adottate un service model orientato al cloud e non impiegate un modello che non provi a replicare i modelli infrastrutturali attualmente in uso nelle vostre aziende. 

Non sottovalutatene la complessità, approcciatelo per step e obiettivi misurabili.

Articolo liberamente tratto dal Blog di Mauro Giuliano CTO SCAI Finance

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Mauro Giuliano – CTO SCAI Finance
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