Un viaggio tra hard e soft skills, in un settore altamente tecnico
Guidare il percorso di un team verso l’obiettivo non è mai facile, implica capacità pratiche, organizzative e relazionali per garantire la giusta attenzione al progetto e alle persone che lo costruiscono. Ne abbiamo parlato con Gianni Gobbato, Team Leader di SCAI ITEC per i progetti di sviluppo applicativo del cliente Banco BPM. Insieme abbiamo approfondito il tema da un punto di vista inedito: sebbene l’ambito sia quello tecnico, empatia è la parola che ha scelto per descrivere l’anima del suo ruolo.
Come si arriva a ricoprire il ruolo di team leader?
Sono partito lavorando come sviluppatore, cercando ogni giorno di dare valore alle mie competenze tecniche e alle mie esperienze lavorative. Ogni nuovo progetto era – ed è – un’occasione di crescita professionale e personale, in cui ho sempre cercato un approccio di condivisione e analisi di più punti di vista, al fine di poter proporre soluzioni versatili ai decisori. Osservazione e selettività sono state, a mio avviso, le due componenti che mi hanno permesso di ricoprire oggi il ruolo di team leader di un gruppo di 12 persone: ho analizzato le differenti modalità di gestione dei team leader con i quali ho lavorato per poi selezionare quelle che ritenevo vincenti, provando a metterle in pratica. Dopo qualche anno è arrivata la proposta di seguire un progetto come team leader e, chiaramente, ho accettato.
Quali sono le principali responsabilità di un team leader nel settore dello sviluppo applicativo in una banca?
Le responsabilità sono molteplici, ma le più cruciali riguardano sicuramente l’allineamento e il coinvolgimento della struttura commerciale alle attività tecniche, la rilevazione di eventuali problematiche e la gestione dei rilasci delle funzionalità nei tempi concordati, garantendo sempre cura e qualità nel lavoro.
Come mantenere alto il morale e la motivazione del team?
Cerco un rapporto aperto e diretto con tutti, garantendo fiducia e autonomia affinché ognuno senta la responsabilità del progetto. Ma non è tutto: l’obiettivo è che 12 persone molto diverse agiscano coordinate, collaborino professionalmente e senza intoppi. Per questo, conoscersi e fare squadra è fondamentale. Coinvolgo il mio team in situazioni informali, mi piace organizzare qualche aperitivo o cena con il solo fine di stare in compagnia – dopotutto, in un gruppo non ci può essere solo il lavoro!
Come gestisce le differenze di opinioni o i conflitti interni?
Mi impegno per ascoltarele opinioni di tutti i colleghi del team cercando di essere il più imparziale possibile e mediando tra i vari punti di vista. A parole sembra facile, ma anche quando si lavora con il codice le opinioni e le idee possono essere tante e sfaccettate. Quando sembra non esserci soluzione, il team si riunisce e guardiamo il problema da più punti di vista. In questo modo, spesso si ridimensiona da solo.
Quali sono le sfide principali per un buon leader?
Come in un orologio, ogni componente del team ha un ruolo indispensabile per il corretto funzionamento generale. Per questo mi assicuro che l’importanza delle singole attività sia chiara e che le informazioni circolino.
Facciamo due brevi riunioni al giorno dove tutti espongono lo stato delle attività e condividono eventuali punti aperti per cui può essere utile uno scambio di opinioni. Dove occorre, poi, vengono organizzate delle riunioni mirate. Il confronto è fondamentale: ognuno ha le proprie peculiarità e, di conseguenza, non sempre è facile esprimersi in modo chiaro o essere compresi da tutti. Una cosa che apprezzo molto è che c’è sempre spazio per il dialogo, il che è estremamente prezioso. Un occhio esterno può fornire prospettive utili e nuove soluzioni: io stesso ho un collega di riferimento con cui mi confronto regolarmente.
Come supportare il team nello sviluppo delle competenze tecniche e trasversali?
Cerco di stimolare il mio team ponendo quotidianamente quesiti e problemi da risolvere, incoraggiandoli a proporre sempre più di una soluzione risolutiva, laddove possibile. Questo esercizio non solo rafforza le competenze tecniche, ma sviluppa anche le soft skills, in particolare la capacità comunicativa e collaborativa. L’entusiasmo dei più giovani per esempio è una risorsa preziosa, ma può talvolta portarli a voler emergere come i migliori. Incoraggio un approccio che valorizzi il lavoro di squadra: meno ‘io’ e più ‘noi’. D’altro canto, le figure più senior hanno già visto il mondo da diverse angolazioni e la loro esperienza contribuisce a bilanciare e arricchire la dinamica del gruppo.
Quello bancario è un ambito complesso, in cui l’affidabilità del software è cruciale. Come curare questa esigenza?
Nel settore bancario, l’affidabilità del software è la sfida principale. Il sistema deve garantire affidabilità sulle operazioni che svolge, ed è indispensabile garantire l’esecuzione delle transazioni richieste dai vari utenti: un mancato pagamento può comportare serie conseguenze.
Gestiamo questa esigenza con attenzione. Anche se qualche errore può sfuggire, siamo tutti consapevoli della nostra responsabilità e lavoriamo insieme per evitarli. Sembra paradossale ma un ambiente di lavoro sereno aiuta moltissimo, e il fatto di lavorare insieme da tanto ci aiuta a mantenere alta la qualità e l’affidabilità del software.
Un consiglio da dare a un futuro team leader?
Mai abbassare la guardia: quando si gestiscono più di 10 persone basta davvero poco per mandare in stand-by un processo produttivo e avere quindi notevoli ritardi sui rilasci. Questo non vuol dire non responsabilizzare i colleghi, ma essere sempre pronti a intervenire in loro aiuto.
Intervista a Gianni Gobbato
SCAI ITEC